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sabato 20 febbraio 2010

Chiamatili l'invio

Chiamati li inviò
Matteo 10, 7-15


Il brano evangelico di cui vogliamo trarre spunto e il brano in cui Gesù manda i suoi discepoli a proclamare il lieto messaggio.
Non portate con voi né oro, né bisaccia, nel due tonache, guariti i malati sanate i lebbrosi, liberate i prigionieri, gratuitamente avete ricevuto e cosi date, entrando nelle case che vi accoglieranno salutate con il saluto della pace”.
La vocazione e la missione dei dodici sono messi insieme. La vocazione a essere figlio di Dio si realizza  infatti nella missione verso i fratelli.
Chi è il discepolo? È colui che segue il maestro.
Tutti noi possiamo essere discepoli di Cristo nel volerlo seguire, ognuno di noi viene chiamato, per nome dal Signore nel seguirlo, chi nella vita religiosa, chi nella vita sacerdotale, chi nella vita matrimoniale, come possiamo noi essere testimoni del Vangelo? Con la fede innanzitutto, poi con le opere, la fede senza le opere non è creduta ci ricorda san Paolo, con la nostra testimonianza, nella sincerità, nella gratuità, nel servizio, nell’esempio, testimoniare vuol dire rendere vero ciò che professo. Possiamo noi tutti essere testimoni della buona novella? Certo che lo possiamo, ma se ci nutriamo della Parola di vita, dell’Eucarestia, dei sacramenti, dell’ascolto della Parola.
Gesù ci dice “andate”, la missione e dinamica, è l’andare incontro al fratello, la predicazione non deve essere fatta solo di “parole” ma deve essere accompagnata con la testimonianza della vita, cosa ci vuol dire: andate,  guarite, fasciate, scacciate, vuol significare fate ritornare alla casa del Padre tutti coloro che si sono persi, curate gli infermi, cioè è quell’uomo che viene schiacciato sotto il peso dell’egoismo e si travolgere da esso, risvegliare i morti è farsi fratello dell’altro e risvegliare l’amore del Padre il lui; sanate i lebbrosi, l’amore è una vita nuova, libera dalla lebbra della morte e del peccato, la lebbra potrebbe essere il nostro “io” chiuso in se, l’amore riscalda e fa aprire alla novità della vita,; scacciare i demoni, lo Spirito di verità scacci la menzogna che ci divide;  il dono “prendeste”, in dono “date”, il prendere e il dare è il dono della vita Trinitaria, dando ciò che si e ricevuto nella gratuità che si entra in seno alla Trinità; non portate niente con voi, né oro , né argento, né borsa, la testimonianza del discepolo è nel confidare nella provvidenza del signore e nell’amore dei fratelli, non è la ricchezza, ne le vesti, ne il potere che si conquista il fratello ma l’esempio e farlo sentire amato, accolto, stimato.
Questo brano poi è quel brano che nel 1200 un giovane viene rapito da questo brano nella sua bellezza, e che gli fece dire: “Questo voglio, questo desidero, questo bramo con tutto il cuore”, questo giovane e stato Francesco D’assisi, viene preso da questo brano pieno di speranza e di amore, se lo fece spiegare per poi poterlo mettere in pratica e da lì inizio la sua avventura con il Cristo povero, umile e obbediente, che dopo 800 anni di storia ancora e viva la sua testimonianhttp://www.youtube.com/watch?v=d32pclGVGGwza concreta di uomo evangelico.
L’uomo evangelico non è il pio o il devoto, è l’uomo della concretezza, deciso, dato, noi tutti siamo chiamati a questo, noi tutti siamo chiamati per nome dal Signore, non e facile andare incontro al fratello con i suoi limiti e diversità, specialmente se ci sono offese o difficoltà, ma il cristiano, l’uomo evangelico, è colui che supera questo , ama il suo fratello anche se non è amato, è il perdono che ci fa rinascere a vita nuova nell’andare incontro al fratello o al perdonarlo.
Frate Francesco diceva che “dando che si riceva” la vita eterna, non è l’accogliere dell’altro che può non riceverlo ma il volerlo dare che ci fa essere grandi dinnanzi a Dio.
La nostra testimonianza deve essere libera e disinteressata per avere credito, l’interesse chiama a interesse, invece l’amore dona solamente ed e libero di donarsi a tutti nella gioia o nel rifiuto.
Pace e bene.
Fr. Luciano M. 

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