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domenica 10 luglio 2011

Gesù e la Samaritana!!!


Gesù è la Samaritana, con San Francesco di Assisi.....
Non perdetevi questo incontro ricco di grazia!!!!

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lunedì 27 giugno 2011

La tiepidezza spirituale.

Nel cammino spirituale, ci intraprende sempre con le sue sfumature e fervori, ma come ogni buon cammino ci sono le salite e le discese, e le più pericolosi sono le pianure, quando il cammino e piatto qualcosa trama sotto, c'è un raffreddamento del fervore, ed e facile cadere in quei peccati che hanno l'apparenza innocua che non sono mortali ne gravi, ma che ugualmente allontanano la mente dal cuore divino, ecco la "Tiepidezza spirituale", un virus pericoloso che ci fa cadere nel peccato, che e definito il cullarsi nei peccati veniali senza prendersene cura di curarsi da questo male, attraverso questo video allora possiamo comprendere i rimedi e le medicine che ci possono curare da questo virus che contamina l'anima di un cuore puro.
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venerdì 4 febbraio 2011

Dialogo interiore dell'anima.


I Serafini d'amore del gran Re!

Come sapete la preghiera è innanzitutto, “dialogo interiore dell’anima con il suo Creatore”, con la preghiera si instaura un rapporto intimo e del tutto personale con il proprio Signore. E’ un rapporto che non si può spezzare, pena la vita stessa dell’anima, come sappiamo l’anima senza il Suo Signore e spenta. Anche i non credenti hanno, più o meno consapevolmente, questo  dialogo interiore, nel loro essere non credenti o non praticanti ci chiedono a volte ma chissa se…. Certamente c’è molta differenza tra preghiera e preghiera ed è la stessa differenza che esiste tra anima e anima. Così come esiste differenza tra missione e missione e tra risposta e risposta alla chiamata di Dio. Siamo tutti meravigliosamente diversi perché unici, e la grandezza di ognuno di noi.
            La prima cosa da mettere a fuoco è che siamo creature eterne e che la vita terrena è solo una piccola parte, “e solo un affacciarsi dal balcone della propria vita per respirare cosa si fa”.  La prima domanda è quindi : “Da dove veniamo e dove andiamo?” Gesù stesso risponde anche per noi nel Santo Vangelo quando dice : “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre». (Giovanni 16,28) Quindi siamo venuti in questo mondo mandati dal Padre e al Padre torneremo alla fine di questa vita, questo e il nostro vero fine di ogni cristiano.
            La nostra preghiera è vera se non è egoistica, che prego per me, la preghiera e fatta sempre per l’altro, con i benefici sul’altro viene esaudita la nostra.
             Ci sono persone che credono di saper pregare perché recitano molte preghiere, non solo le tante preghiere che ci santificano ma come le facciamo, con quale cuore, e in verità pregano ma la loro preghiera è molto superficiale e non penetra le nubi, come invece penetra le nubi la preghiera degli umili. (Siracide 35,17), questo succede perché non nasce dal proprio bisogno di pregare il Padre, l’esigenza di stare con Lui, di invocarlo, la preghiera bisogna sentirla, amarla e ascoltarla, perché sia una vera preghiera.
             Siamo mendicanti di Dio e non dobbiamo dimenticarlo. Questa verità non ci reca tristezza ma una profonda gioia perché più siamo consapevoli della nostra miseria e più riusciamo ad accostarci alla conoscenza del nostro Dio e a riposare in Lui. Non dimentichiamo mai che Lui stesso è UMILTA’, anzi impariamo da Lui che mite e umile di cuore. (Matteo 11,29), Dio come sappiamo non ha bisogno della nostra preghiera perché e già santo ed e glorificato per mezzo del figlio, ma vuole che lo invochiamo come padre.

giovedì 25 novembre 2010

Vivere la Vita!

RIFLESSIONI SULLA VITA
BY FR. LUCIANO

            Il tema scelto in questo incontro e molto frequente ed attuale nei nostri tempi saper amare la vita. Le difficoltà, le tribolazioni, non riuscire a trovare il suo posto nella società, la sua realizzazione, la mancanza di lavoro, di affetto, di stima, porta un po’ ad abbandonarsi, a prendersela con la propria vita e a volte anche con il Signore, perché tutto questo, diciamo subito che non è facile dare una immediata risposta, ma a volta siamo anche noi a non compredere i valori e i doni che possiamo ricevere dalla vita, a volte si basiamo troppo sulle nostre forze e capacità e tralasciamo un pochino l’Amato, a volte ci rimaniamo male c’è la riprendiamo un’altra volta con tutti, da una parte e anche giusto per siamo persone vive e no sepolcri imbiancati, cioè vivi ma morte interiormente, ma deve finire li non ci deve pesare ne portarselo lungo i secoli, non dobbiamo bloccarci a questi limiti.
            Per amare la vita poi ci dovremo amare prima noi, nell’accetarci come con i nostri limiti e difficoltà, pocchezze e miserie, insieme alle doti che abbiamo, ai doni, alle meraviglie che il Signore ci ha donato, dobbiamo sentirci preziosi agli occhi di Dio, proprio per ciò che ha subìto per noi. Perché celebriamo le piaghe del Signore? Giusto per fare qualche preghiera o per rendegli grazie e lode? Ma nello stesso tempo ci dobbiamo sentirci bisognosi del suo amopre, dobbiamo sentirci i poveri del Signori, i cercatori di Dio, nel lebroso che è dentro di noi, con l’aiuto della preghiera, offrendo sacrifici di lode, Francesco è l’amante della vita per eccezione, è l’amante della creazione, per amare la vita devo amare l’altro e accettarlo con tutto se stesso, che mi sia simpatico o antipatico, ma lo devo stimare come figlio di Dio, non importa il rapporto che ho colui o se ho avuto una grande delusione, ma l’importante e vederlo con gli occhi di Dio.
            Non sprecchiamo il dono di una amicizia ad esempio per qualche parola di troppo perdoniamoci, conserviamo  l’amore che ci unisce, l’affetto, non diamo spazio al nemico che ci ostacola con cose di poco conto che a noi ci sembra di grande importanza, spendiamo la nostra vita con tutto se stessi e nei migliori dei modi e con tutte le sue capacità, di esempi ne abbiamo tanti l’eccezione e madre Teresa di Calcuta tutto da dire, e dando che si riceve il regno di Dio, dare non significa approffitarsi della persona, ma non tenersi il tesoro dentro di noi se so che ho un dono da donare, che sia la mansuetudine, che sia l’ascolto, che sia la bontà o che sia la pazienza la devo donare per il bene dei fratelli, e non farla morire, che gli altri la pensano come vogliono ma io devo dare il meglio di me stesso valorizzare ogni angolo della mia vita, e amarla con tutte le sue sfumature.
            Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare, nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità”.Anonimo
Concludiamo con questo aforismo sulla vita:
            Per la carezza ad un bambini mentre dorme, per la carezza di una mamma, per la sofferenza dell’amore, per una lacrima, per un sorriso, per un abbraccio, per i sogni che si fanno, per i sogni che si realizzano, per i sogni che mai si realizzeranno, per Dio che ci da la forza attraverso lo Spirito, per tutto questo… la vita è “semplicemente” stupenda!!! 

sabato 13 novembre 2010

Quando amo il Signore?

Ma io ti amo Signore Gesù?
pubblicata da Luciano Pugliese 
Cari amici ho desiderio di condividere questa mia riflessione, sull'amore di Gesù, che diciamo che tanto lo amiamo, tanto lo preghiamo ma poi..... scusate il modo molto crudo di dire alcune cose ma non serve far raggiri con il Signore perchè ci conosce meglio di quanto possiamo pensare, che nessuno se la prende ma che si faccia un pensierino sulla propria condotta di vita. La pace e la gioia del Signore sia sempre nel vostro cuore fr. Luciano

Quante volte mi capita o ci capita di dire che amiamo Il signore con tutta la nostra vita, ma poi sarà vero tutto ciò, io mi vedo nella mia miserevole vita che non e sempre cosi, perchè se sarebbe cosi non farei tante azoni, ma visto che io sono povero e forse neanche so che significa amarti, allora e normale che agisco in questo modo perchè non so più come comportarmi, mi arrampico a tutto, invece di confidare nela tua potenza d'amore, confido nella mia inutile sapienza umana, quant'è difficile amarti, nonostante mi hai fatto conoscere la povertà della mia anima ancora ho il cuore di pietra e ancora non mi arrendo alla mia durezza al mio voler essere migliore degli altri, ma a cosa serve tutto ciò, finchè non riesca ad uscire da questo misero corpo con le sue passioni e poi dico che ti amo, se ti amerei non starei sempre piegato su di me sul mio orgoglio, la superbia, l'essere e ancor di più sentirmi migliore, e non mi vedo che sono nel mare delle tenebre, e non dico ma che sto facendo, dove vado, e ancor peggio non chiedo aiuto perchè sono pieno di me, O Signore allontana da tutto questo, fa che ti ama veramente, non voglio niente, non desidero niente, che siano lontano i meriti e gli onori, che sia l'ultimo e il più disprezzato, che non valgo niente, ma non togliere che ti possa amare veramente, se il mondo non cambia è perchè io non voglio cambiare, se non voglio seguire il tuo ideale perchè mi è scomodo, se ho perso la pace perchè ho voluto mettere in trono il mio essere tutto, Signore ti prego di aiutarmi a liberarmi da tutto questo, ad essere puro, ma che mi importa se sono l'ultimo o il primo, disprezzato o amato, buono o cattivo, ma servono queste cose se poi non conosco neanchè la tua parola, mi allontano da te, ti tengo solo per colpevolizzarti, o come un opzionale, dove sono gli ardori del primo amore di quando mi hai conquistato, allora e vero che mi sono fatto prendere troppo dalle cose mondane e Te Dolce Signore dove ti ho posto, dove sei, O signore perdonami allontana da me il tuo sguardo, finchè io non ritorno allo stato puro a quel primo amore che mi ha conquistato il cuore ed ho detto ecco Signore che io vengo! Aiutami Signore per quando ti sto facendo soffrire.....  

martedì 31 agosto 2010

San Giuseppe da Copertino "protettore degli studenti"

18 SETTEMBRE
San Giuseppe da Copertino protettore particolare degli studenti
Ogni 18 del mese vi aspettiamo nella nostra Chiesa di san Francesco di Assisi a Benevento per celebrare il Mistero dell'amore di Dio, l'Eucarestia per tutti i studenti. Non Mancate! 
San Giuseppe da Copertino nacque in una stalla, come Gesù e come Francesco di Assisi, il 17 giugno del 1603. La troppa bontà di Felice Desa, suo padre, e le troppe sigurtà da lui firmate (le attuali cambiali) per amici bisognosi ma poco fidati, avevano gettata la famiglia nella miseria e il padre a fuggire gli sbirri rifugiandosi nelle Chiese.Come giunse al Sacerdozio è un mistero della grazia di Dio e della sua tenacia. Le notti intere passava nello studio, dopo la giornata di lavoro, pur di riuscire a leggere e a scrivere. Il profitto non era soddisfacente, ma ciò a cui valse fu un ritorno sui suoi passi dello zio Franceschino che cominciava ad aprire gli occhi su le virtù del suo nipote.Il Vescovo di Nardò mons. De Franchis gli conferì gli Ordini Minori nella sua cappella privata e il Diaconato il 20 marzo dell’anno stesso. Due volte superò l’esame prodigiosamente, per intercessione della «Mamma sua». Nel primo esame il chierico Giuseppe avrebbe dovuto leggere, cantare e spiegare un brano dell’Evangeliario. Una notte di preghiera e poi la gioia. Fu interrogato precisamente sul brano che aveva imparato a memoria. L’altra volta si mise in coda e attese. il Vescovo esaminatore di fronte alla scienza dei primi si fidò di tutti. Giuseppe pianse di commozione. Il 28 marzo 1628 fu consacrato sacerdote.Nelle tre camerette adattate per lui, visse sei anni e tre mesi, in lieta conversazione con i suoi fratelli di religione. Poche persone ricevette premunite di permessi e di firme. Non visitò il Convento e la Chiesa che una sola volta e di notte. Nell’orticello adiacente al suo oratorio non scese che poche volte, timoroso di essere osservato dalle abitazioni circostanti. Nel corridoio e nelle stanze dei frati non entrò che per visitare i confratelli ammalati. Eppure la sua anima piena di Dio non conteneva la gioia. Confessava di non essersi trovato bene in nessun posto come in Osimo. Le estasi, i voli, i rapimenti si ripetevano al solo nome di Gesù e Maria. La Messa non durava meno di due ore, rapito come era dal mistero d’amore del suo Dio. Ma ormai l’«asinello» iniziava la salita dell’ultimo monte. Cantava: «Gesù, Gesù, Gesù, / deh,, tirami lassù; / lassù in paradiso / ché là godrò il bel viso; / là ti potrò più amare / e con gli Angeli lodare».

Forse non è facile oggi aver credito tra i ragazzi, proponendo un santo "patrono degli studenti e degli esaminandi". 
Il clima secolarizzato che tira ha fatto piazza pulita delle pratiche devozionali e della fede nella Provvidenza. C'è sempre il sospetto di favorire la passività e la pigrizia. 
Nella giovinezza di San Giuseppe da Copertino c'è dello straordinario nel modo in cui egli superò gli esami per accedere al diaconato e al sacerdozio. 
Il santo attribuì il successo alla Vergine  di cui egli fu teneramente devoto. Ma è evidente che il cielo volle premiare  l'impegno e la diligenza del giovane  fra Giuseppe Desa. 
Egli più incline all'intuizione pratica dovette lottare molto  nello studio nel quale tuttavia si impegnò con costante sforzo. Per questo San Giuseppe è invocato come "patrono degli studenti". Ma non è una delega in bianco nè una scappatoia per i ragazzi pigri e indolenti! Certo che gli esami sono sempre unpericulum
Così che la diligenza nello studio, l'ingegno più sveglio, l'intelligenza più vivace non sono sufficienti per un buon esame. La superbia e l'autosufficienza possono offuscare la mente; l'emozione e il timore possono provocare improvvisa amnesia; le domande a sorpresa possono sconvolgere lo studente più preparato. 
In tali frangenti l'invocazione dell'aiuto divino - tramite l'intercessione di San Giuseppe da Copertino - esprime fiducia in Dio Padre provvidente, umiltà di creatura bisognosa di sostegno, serena coscienza di aver compiuto il proprio dovere.
Il ricorso al santo non fomenta quindi il disimpegno nello studio; al contrario è un libero abbandono nelle mani di Dio.

mercoledì 28 luglio 2010

La preghiera!

Pregare ???

Pregare significa ascoltare Dio che ci parla.
Pregare significa imparare ad ascoltare.
Pregare significa scoprire che Dio ci ama.
Pregare è allo stesso tempo: ascolto del Signore,
mettersi a sua disposizione, lode e azione di grazie, slancio finale, domanda fiduciosa.
Pregare significa accogliere in noi lo Spirito.
Pregare significa lasciarsi rinnovare da Dio.
Pregare significa presentarsi a Dio completamente liberi,
abbandonarsi a lui, pronti a ricevere ogni cosa da lui e dagli uomini.
Pregare significa entrare in relazione con il Dio vivente.
Pregare significa tendere l'orecchio e sforzarsi di percepire
il messaggio di Dio.
Pregare significa impegnarsi totalmente.
Pregare significa credere che in fondo alla strada c'é la luce.