L'angolo della preghiera del frate: marzo 2010

giovedì 11 marzo 2010

La vocazione francescana

La vocazione francescana!

un'esperienza che ti colpisce al cuore!

Un'avventura che ti segna per sempre!

La tua vita donata agli altri!

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L'angolo dei Padri del deserto

Un mondo in cui Dio e' al primo posto, un mondo in cui il silenzio e' una virtu', un mondo in cui la solitudine e' una virtu', un mondo in cui la poverta' e' una virtu', un mondo in cui il lavoro non allontana da Dio, un mondo in cui la frugalita' e' una virtu', un mondo in cui si dice sempre la verita', un mondo in cui vegliare per il Signore e' una virtu', un mondo in cui il Vangelo e' seguito alla lettera, un mondo in cui l'Amore per Dio e' la strada maestra, un mondo in cui i fratelli sono veramente fratelli, un mondo in cui la fretta e' veramente considerata una cattiva consigliera. Un mondo in cui un bicchiere d'acqua, un pezzo di pane ed una radice hanno il loro giusto valore. Un mondo in cui si puo' gridare senza paura: "Abba'! Padre! Sono un povero peccatore! Ma Tu salvami!" Un mondo in cui la Lode a Dio sgorga copiosa, un mondo in cui la peccatrice ed il peccatore ascoltano il Maestro che dice loro: "Andate, e non peccate piu'!" Un mondo in cui si soffre, ma si e' consolati dallo Spirito! Un mondo in cui si puo' dire: "Anziano, dimmi una parola." Un mondo in cui nessuno scaglia la prima pietra, un mondo dove piangere e' una virtu', un mondo dove incatenare le passioni e' una virtu', un mondo dove il Signore e' la vera ed unica Guida.

La ricchezza dell'umiltà

O umiltà profonda, ricchezza dell’anima, chi ti accoglie, riceve un tesoro di perle preziose, come affascini a sentirti parlare, quanta ammirazione a sentirti, nominare, le tante virtù che nascono da te, nel silenzio ti fai regale, nel segreto e nel nascondimento ti fai maestra, come ti esalti chi ti opera con generosità, quanti onori e glorie chi ti esercita nella santa semplicità dell’anima e del corpo, ti elogiano tutti per la tua alta preziosità, la carità che senza di te non è null’altro, l’obbedienza che senza di te e disobbedienza, la semplicità che senza di te sarebbe l’orgoglio del mondo, l’amore che senza di te non sarebbe amare nella gratuità, la gioia interiore che senza di te sarebbe gioia superficiale. O umiltà sublime, quanto sei lontano dall’uomo che non ti conosce, quando è difficile farti entrare nel profondo del l’anima, quante lotte bisogna combattere, perché l’uomo carnale si abbassi per accoglierti, quale amore deve avere per farti regnare. O umiltà che non ti esalti esteriormente, ma, chi ti conosce interiormente gioisce, quanto e difficile abbandonarsi a te, per condividere le gioie del Signore, non è facile sublime maestà, accoglierti per lasciare la mia povera ricchezza dell’essere applaudito e onorato, non e facile averti come sposa e rinunciare ai beni esterni, invece sei tu l’unico vero bene, sei la ricchezza piena, la felicità vera, ti prego o umiltà amabile , fa che il mio povero cuore ti possa trovarti e prenderti per sempre, non lasciare che questo povero corpo sia abbandonato nelle tenebre dell’orgoglio e dell’egoismo, ma salvalo con la tua grazia, fa che ti ami e ti onori, che ti possa lodarti e ringraziarti per i beni che prometti. Amen. fr. Luciano

Cos'è la preghiera?

La preghiera e continuità, se non sappiamo pregare non ci dobbiamo spaventare, prendiamo la Bibbia e incominciamo a leggerla, sarà la Bibbia ad insegnarci a pregare e con quale parole ci possiamo rivolgerci a Dio per mezzo di Gesù, dei profeti e salmisti, ci insegna il modo di come stare dinanzi a Dio, poi stesso la Bibbia ci dirà quali sono i frutti della preghiera, quei frutti che ci fanno sorridere il cuore, essere sereni, sperare in esse, la preghiera non e solo il rosario o altro, ma la nostra vita deve essere preghiera vivente, ricordate Kolbe, noi siamo preghiera perché siamo stati redenti dalla grande preghiera di Gesù sulla croce, le formule di preghiera che facciamo ci aiutano ad entrare il quel clima di contemplazione per stare dinanzi a Dio, faccia a faccia, cuore a cuore con Dio.

Laudato sii mio Signore

Nato ad Assisi nel 1182, Francesco era figlio di Pietro Bernardone, un agiato commerciante che aveva voluto così chiamarlo a causa della sua grande ammirazione per i francesi, con i quali intratteneva fitti rapporti d'affari. Francesco si rivelò ben presto molto dotato: fisicamente delicato ma non fragile, possedeva una vivace attitudine per il commercio e conosceva, oltre il latino, anche il provenzale La sua giovinezza fu spensierata quanto quella di ogni giovane di agiata famiglia, e ricca di sogni di gloria. Nel 1202 Francesco, ventenne, prese parte alla battaglia di Ponte S. Giovanni, che vedeva opposte la milizie assisiati alle schiere perugine. A seguito dello scontro, risoltosi in una pesante sconfitta per gli assisiati, Francesco fu tenuto prigioniero a Perugia per oltre un anno e fu liberato solo grazie alla grande influenza del padre. Una grave malattia, poi, ne mutò il carattere spensierato e nella primavera del 1205, mentre si accingeva a partire per un'altra spedizione militare, ebbe la prima visione che lo invitava a scegliere se servire gli uomini oppure Dio. Da quel momento iniziò la conversione di Francesco, segnata dall'imitazione appassionata di Cristo attraverso la via della povertà e del servizio ai più emarginati. Nello stesso anno Francesco iniziò il restauro della Chiesa abbandonata di S. Maria degli Angeli, la Porziuncola, nei pressi di Assisi, dove, come narrano le biografie ufficiali, conversava con un crocifisso di legno che gli suggeriva le azioni da compiere. Pietro Bernardone, tuttavia, irritato per il comportamento così mutato dell'unico figlio, lo rinchiuse in casa e lo citò in giudizio dinanzi alle autorità civili e religiose della città per diseredarlo. Allora Francesco, secondo l'esempio evangelico dell'abbandonare tutto per seguire Cristo, restituì al padre perfino le vesti, restando nudo sulla piazza di Assisi (< Intorno a Francesco si riunì presto un gruppo di giovani, di diversa provenienza, disposti a seguire la semplice regola di povertà assoluta. Fra il 1209 e il 1210 Francesco e i suoi Frati si recarono a Roma per chiedere al Papa Innocenza III l'approvazione della Regola della nascente comunità religiosa. Il Papa concesse l'approvazione, ma solo oralmente (il «primo sigillo a sua religione», ivi XI,93), senza la ratifica scritta della bolla Papale. Ad Assisi, frattanto, cresceva il numero dei seguaci, per lo più giovanissimi, di differenti estrazione sociale e provenienza geografica, delle idee di Francesco e con la giovane Chiara d'Assisi, consacrata il18 marzo 1212, prese avvio il ramo femminile della famiglia francescana. Nel 1223 giunse la tanto attesa approvazione ufficiale della Regola (la «seconda corona», ivi XI,97) da parte del Papa Onorio III e nacque così l'ordine francescano.

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giovedì 11 marzo 2010

La vocazione francescana